I sindacati dei pensionati, preoccupati per l’isolamento degli ospiti, propongono di vaccinare un parente stretto che possa così far visita ai propri cari
Si può morire di Covid ma anche la solitudine fa molto male. Lo sanno bene, purtroppo, i tanti anziani ricoverati nelle case di riposo venete, che da mesi non ricevono un abbraccio dai propri cari a causa delle necessarie restrizioni imposte per affrontare la pandemia. Ora, però, le Rsa della nostra regione sono praticamente Covid free, come assicurato dall’assessora Manuela Lanzarin. Ed è per questo che, anche in vista delle festività pasquali, i sindacati veneti dei pensionati Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp Uil chiedono a Regione, Ulss e alle stesse strutture per anziani, di favorire le visite dei famigliari all’interno delle case di riposo dove l’isolamento sta diventando insostenibile.
In particolare, le sigle dei pensionati suggeriscono di prevedere vaccinazioni per un famigliare più stretto in modo da garantire visite in sicurezza, seppur soggette alle necessarie regole anti-contagio. «A un anno dal primo lockdown – sottolineano Elena Di Gregorio (Spi), Vanna Giantin (Fnp) e Fabio Osti (Uilp) – rileviamo come nelle case di riposo la solitudine e lo sconforto abbiano preso in molti casi il sopravvento. Le Rsa venete, con diverse indicazioni, hanno concesso in alcuni periodi visite contingentate da parte dei famigliari». Ma le regole ferree non hanno permesso agli ospiti di poter godere davvero del conforto da parte dei propri cari. «Ora – continuano i sindacati – sappiamo dalla Regione che il 95% degli ospiti è vaccinato e che le residenze sanitarie assistenziali sono praticamente Covid free. Gli anziani, dunque, potrebbero godere di una presenza tangibile dei propri cari. Chiediamo quindi che venga fatto tutto il possibile per consentire la ripresa dei contatti e dei rapporti affettivi tra i familiari e gli ospiti delle Rsa».
Spi, Fnp e Uilp esprimono anche forte preoccupazione per la situazione del personale che, dopo aver generosamente aiutato le strutture nell’emergenza pandemica, rischiano di perdere il posto di lavoro aggravando anche le condizioni degli ospiti. E chiedono, infine, alla Regione un cambio di marcia anche sul fronte vaccinale. «Al di là delle affermazioni del presidente Zaia durante i suoi quotidiani briefing a Marghera – concludono le sigle dei pensionati – constatiamo che a livello di vaccinazioni siamo quartultimi in Italia, segno evidente di difficoltà organizzative nella somministrazione. Ci auguriamo che la Regione recuperi rapidamente e si attrezzi per garantire anche la vaccinazione a domicilio per i tanti anziani non autosufficienti o con problemi di mobilità, e per i loro caregiver come le badanti».
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